L’importanza di assumere tanta acqua per mantenere il corretto livello di idratazione è una raccomandazione che viene fatta spesso e praticamente ovunque: dal medico, dal nutrizionista, nei centri sportivi e persino dai notiziari durante la stagione calda. Il ruolo di questo elemento per le funzioni organiche e il benessere è riconosciuto all’unanimità e comprovato da numerosi studi scientifici. «In funzione delle sue peculiari proprietà chimico-fisiche – spiega il Ministero della Salute (https://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=4460&area=acque_potabili&menu=dieta) – l’acqua è coinvolta in quasi tutte le funzioni del corpo umano ed è il suo principale costituente, rappresentando circa il 60% del peso corporeo nei maschi adulti, dal 50 al 55% nelle femmine e fino al 75% in un neonato».
Cosa accade se beviamo troppo poco «Idratarsi – spiega la dottoressa Raffaella Cancello dell’Istituto Auxologico Italiano (https://www.auxologico.it/approfondimenti/corretta-idratazione#:~:text=Circa%20il%2075%25%20del%20nostro,disidratazione%20aumenta%20la%20temperatura)%3B) – significa garantire al corpo la corretta quantità di acqua. Poiché nel corpo umano non sono presenti scorte di acqua, è indispensabile bere».
Una volta introdotta nell’organismo, l’acqua partecipa a numerose funzioni e mantiene la temperatura corporea nella norma, mentre la disidratazione la farebbe aumentare. «Inoltre – continua l’esperta dell’Istituto – una corretta idratazione serve a mantenere elastiche e compatte cute e mucose, a produrre saliva e film lacrimale dell’occhio, a mantenere sani i tessuti liquidi del corpo (sangue, sistema linfatico, liquidi delle pleure, ecc…), a lubrificare articolazioni e tessuti molli. Quando l’assunzione di liquidi è inferiore alla quantità che l’organismo espelle, questo si disidrata e rischia effetti anche seri.
«Nelle forme più lievi di disidratazione – spiegano gli esperti del Ministero della Salute – è influenzata la termoregolazione ed è manifesta la sensazione di sete, con il prolungarsi del fenomeno sopraggiungono crampi, apatia, astenia, maggiore irritabilità. Forme più gravi inducono malessere generale e anche allucinazioni fino al rischio di insorgenza del colpo di calore ed effetti letali. Lo stato persistente della disidratazione è associato a un significativo incremento di rischio di molte patologie, anche gravi, in primo luogo a carico del rene».
Non basta bere solo quando si ha sete Sebbene lo stimolo della sete nasca proprio per avvisare l’individuo che l’organismo ha bisogno di liquidi, non tutti lo avvertono correttamente.
Bambini e anziani, per esempio, lo percepiscono meno e tendono quindi a soddisfare il bisogno di idratazione poco e tardivamente. Il gruppo di esperti scientifici della European food safety authority (Efsa), che si occupa di prodotti dietetici, alimentazione e allergie, ha stabilito una serie di parametri di riferimento per un corretto quantitativo di acqua da assumere. In linea di massima, per adolescenti, adulti e anziani sani l’apporto corretto di liquidi si aggira intorno ai due litri quotidiani per le donne e ai due litri e mezzo per gli uomini. L’Efsa, però, fornisce indicazioni più specifiche per condizioni particolari, come lattanti, donne in gravidanza e bambini in crescita (è possibile per esempio fare una ricerca con il sistema https://efsa.gitlab.io/multimedia/drvs/index.htm). Va infine ricordato che la quantità di liquidi da assumere cambia in determinate situazioni, come nel caso di climi caldi, attività fisiche intense o condizioni che inducano disidratazione, come molti disturbi gastro-enterici.