Il mal di schiena è un disturbo diffuso e costituisce uno dei principali motivi di assenza dal lavoro. Generalmente con questa espressione ci si riferisce al dolore che colpisce la regione lombare e in termini medici si parla di lombalgia. Se il dolore che ha origine a questo livello si irradia ad una o ad entrambe le gambe, a volte fino a raggiungere i piedi, si parla invece di lombosciatalgia o lombocruralgia.
Nei soggetti giovani il dolore, di solito acuto, può essere provocato da una postura errata o da infiammazioni articolari. Nel cosiddetto “colpo della strega” il dolore compare dopo un movimento brusco o uno sforzo eccessivo che causa una contrattura antalgica a carico della muscolatura paravertebrale. Così facendo, anziché ridursi, lo stimolo doloroso viene sostenuto.
In questo caso oltre al riposo può essere raccomandata l’assunzione di fans, farmaci antinfiammatori non steroidei, e miorilassanti, sia per bocca che intramuscolo. Molti dei principi attivi dall’azione antiflogistica, in forma di preparazione orale oppure di gel o cerotto medicato, sono acquistabili senza ricetta medica; il farmacista di fiducia saprà consigliare il medicinale più adatto.
Negli individui anziani il mal di schiena è spesso determinato dall’artrosi o da discopatie, condizioni in cui il disco intervertebrale, che col passare degli anni va incontro a disidratazione, si assottiglia. In questo modo viene meno la sua funzione di ammortizzatore tra due corpi vertebrali.
Soprattutto nelle donne in menopausa non è rara la frattura di una vertebra senza che questa sia necessariamente causata da un trauma, dovuta alle alterazioni della struttura ossea tipiche dell’osteoporosi.
Anche problemi a carico di muscoli e legamenti possono dare origine al dolore alla schiena, localizzato non solo alla zona lombare ma pure ai tratti dorsale e cervicale.
In quella che nel linguaggio comune è chiamata sciatica, il paziente, oltre al dolore irradiato all’arto inferiore, lamenta una sensazione di formicolio, conseguenza della compressione del nervo sciatico oppure del femorale o crurale. L’ernia del disco consiste nella parziale fuoriuscita dalla sua sede anatomica del cuscinetto posto tra una vertebra e l’altra, che viene così a contatto con la radice dei nervi citati e può essere sorgente di lombosciatalgia e lombocruralgia.
Per la diagnosi è utile eseguire una risonanza magnetica nucleare, che consente di visualizzare i tessuti molli. Se antinfiammatori e miorilassanti, eventualmente associati a cicli di fisioterapia e alla pratica di ginnastica posturale, non bastassero a tenere sotto controllo la sintomatologia dolorosa, il curante potrà prescrivere una terapia con cortisonici.
Nei casi più gravi il medico di medicina generale indirizzerà il proprio assistito verso uno specialista in terapia del dolore, mentre sarà compito dell’ortopedico o del neurochirurgo valutare se vi sia l’indicazione all’asportazione chirurgica dell’ernia.
Altri processi patologici, per esempio di natura infettiva o tumorale, possono generare uno schiacciamento delle radici nervose. In queste eventualità la rimozione dell’agente causale sarà risolutiva.