C’è una relazione tra dolore emotivo e dolore fisico? Se sì, in che modo sono collegate queste complesse dimensioni del dolore? Le ultime scoperte scientifiche stanno facendo luce sui meccanismi condivisi che sono alla base di entrambi i tipi di dolore.
Dolore cerebrale.
Se la vista e l’udito hanno terminazioni nervose tracciabili dagli occhi e dalle orecchie fino a una precisa regione del cervello, l’attività cerebrale in risposta al dolore è più articolata. Ad esempio include pensieri ed emozioni, motivo per cui un buon libro può alleviare il mal di denti o il dolore fisico dovuto a una scottatura fa più male quando si è tristi che non quando si è sereni.
Emozioni come causa di un dolore fisico.
Le emozioni non si limitano a rispecchiare i sintomi di un dolore fisico esistente. L’angoscia o l’imbarazzo possono produrre, a loro volta, un dolore organico che può non avere una causa fisica ma non per questo essere meno reale. Altresì, l’umore depresso altera l’esperienza stessa del dolore. La ricerca ha dimostrato che se una persona, anche temporaneamente, soffre di una qualche sindrome depressiva percepirà il dolore fisico in maniera più acuta di una persona non depressa.
Il ciclo del dolore.
Il dolore è quindi influenzato dalle emozioni e viceversa. Il ciclo del dolore e quello delle emozioni sono correlati. Gli stati emotivi possono avere un impatto diretto sui cambiamenti fisici: quando si prova ansia o rabbia, per esempio, i muscoli del corpo possono irrigidirsi aumentando la percezione del dolore. Ancora, studi scientifici hanno evidenziato che il dolore fisico cronico potrebbe non essere causato solo da lesioni fisiche ma anche da stress e problemi emotivi.
La reciproca influenza degli stati dolorosi.
Molte persone hanno già familiarità con il fatto che lo stress emotivo può portare a dolori di stomaco, sindrome dell’intestino irritabile e mal di testa, ma potrebbero non sapere che può anche causare altri disturbi fisici e persino dolore cronico. Stiamo parlando della cosiddetta bidirezionalità del ciclo del dolore: più le persone sono ansiose e stressate, più i loro muscoli sono tesi e contratti, causando nel tempo affaticamento e inefficienza dei muscoli.
L’interpretazione del dolore e come affrontarlo.
Il modo in cui le persone interpretano le proprie emozioni e il proprio dolore guidano gli schemi creati dal cervello per leggere e gestire la realtà. “Il nostro livello di paura del dolore e la narrazione che ci raccontiamo sul dolore possono influenzare il modo in cui il nostro cervello impara ad affrontarlo nel tempo”, spiega Tor Wager, PhD, direttore del Cognitive and Affective Neuroscience Lab presso l’Università del Colorado a Boulder. Ci sono molte opzioni per rimodulare la nostra capacità di interpretare correttamente i dolori che percepiamo. La terapia cognitivo comportamentale (CBT), per esempio, insegna a riconoscere e modificare i modelli di pensiero negativi che influenzano il modo in cui proviamo dolore. La meditazione, lo yoga, il tai chi, l’agopuntura e pratiche simili possono aiutare a dirigere e distrarre la mente dal concentrarsi sul dolore. L’attività fisica regolare allevia la depressione, l’ansia, il dolore e migliora la mobilità fisica.