Lo scheletro subisce un rimodellamento continuo, non solo durante l’età della crescita e dello sviluppo, ma anche nell’adulto e nell’anziano: una porzione dell’osso è soggetta a riassorbimento e una nuova parte viene depositata. Con l’avanzare degli anni, i processi distruttivi risultano predominanti, con deterioramento strutturale e riduzione della densità, portando a una condizione definita osteoporosi.
Il rimodellamento osseo vede il coinvolgimento di due tipologie di cellule: gli osteoblasti, che secernono componenti che andranno a formare la nuova matrice dell’osso, e gli osteoclasti, responsabili della sua degradazione. Il processo è influenzato anche dalla presenza o dal deficit di minerali, in particolar modo del calcio, e dal rilascio di determinati ormoni, tra cui le molecole appartenenti alla famiglia della vitamina D.
Non ultimi, rivestono un ruolo di rilievo fattori legati allo stile di vita, soprattutto alimentazione, attività fisica e assunzione di farmaci. A questo proposito, si ricorda che trattamenti prolungati con corticosteroidi antagonizzano l’azione degli osteoblasti e stimolano quella degli osteoclasti, predisponendo all’osteoporosi. Lo stesso effetto si manifesta come esito di malattie in cui aumenta la concentrazione di glucocorticoidi, ormoni steroidei sintetizzati dalle ghiandole surrenali.
La perdita di massa ossea inizia già dai 35 anni sia per il maschio che per la femmina, ma in quest’ultima si osserva un incremento della velocità del fenomeno nel corso della menopausa. Ciò è da attribuire a una più intensa attività degli osteoclasti, dovuta alla diminuzione dei livelli di estrogeni, che contrastano l’azione dell’ormone paratiroideo, il quale mobilizza il calcio dalle ossa e favorisce il riassorbimento osseo. Nella terza età invece si assiste in ambo i sessi alla riduzione del numero di osteoblasti.
La vitamina D è considerata un preormone, infatti nell’organismo va incontro ad una serie di trasformazioni metaboliche che la convertono in molecole biologicamente attive. Queste sono responsabili del mantenimento della corretta concentrazione di calcio nel sangue, aumentandone l’assorbimento a livello intestinale, mobilizzandolo dalle ossa e riducendone l’escrezione da parte del rene. Le forme di vitamina D importanti per l’organismo umano sono l’ergocalciferolo o vitamina D2, che si ottiene dalla dieta attraverso l’introduzione di alimenti vegetali quali funghi e cacao, e il colecalciferolo o vitamina D3, presente in pesce, uova, latte, ma soprattutto sintetizzato nella cute a seguito dell’esposizione ai raggi solari.
Poiché la riduzione della massa ossea determina una maggiore fragilità delle ossa e, di conseguenza, la possibilità di andare incontro a fratture anche a seguito di traumi lievi, in molti casi è necessario ricorrere alla terapia farmacologica. La prevenzione e il trattamento dell’osteoporosi si basano sulla somministrazione di principi attivi che impediscano il riassorbimento, come bifosfonati e raloxifene, e che stimolino la formazione di nuovo osso, per esempio il teriparatide.
Alcuni composti di ultima generazione, primo tra tutti il ranelato di stronzio, agiscono su entrambi i fronti.
Nell’osteoporosi postmenopausale può essere utile fare ricorso alla terapia ormonale sostituiva, che controbilancia il calo fisiologico degli estrogeni. La vitamina D è utilizzata in tutti i casi di carenza, valutata attraverso la rilevazione dei suoi livelli ematici. I sali di calcio possono essere assunti in associazione ad altri farmaci per prevenire l’osteoporosi.