A partire dal 2000, il 4 febbraio di ogni anno viene celebrata la Giornata mondiale contro il cancro. Si tratta di un’occasione per riflettere sulla prevenzione dei tumori e diramare informazioni circa i fattori di rischio, guidare nel riconoscimento della sintomatologia condividendo conoscenze, facilitare l’accesso agli screening e alle cure, sensibilizzando i cittadini sulla tematica e coinvolgendo realtà istituzionali, mondo clinico e della ricerca. Ma quali sono le caratteristiche comuni alle varie forme di tumore? Quali le possibili terapie? Sia nei tumori benigni che in quelli maligni si assiste ad una proliferazione incontrollata di cellule anomale, conseguente ad una o più mutazioni genetiche, acquisite o ereditate. Fattori definiti epigenetici, per esempio ormonali o legati ad agenti chimici o microbiologici, che da soli non sono in grado di causare il cancro, aumentano la probabilità che la mutazione possa dare origine ad un tumore.
In un tumore maligno, detto anche cancro o neoplasia maligna, oltre alla divisione cellulare incontrollata si verifica la perdita della differenziazione cellulare e quindi della funzione originale della cellula di un determinato tessuto. Insieme a questi processi si osservano altre caratteristiche tipiche come l’invasività, dovuta alla secrezione di enzimi da parte delle cellule cancerose che permette loro di spostarsi ed invadere i tessuti adiacenti, e la capacità di metastatizzare, cioè di diffondersi in altre regioni corporee.
Le metastasi sono tumori secondari costituiti da cellule rilasciate dal tumore iniziale che, attraverso il circolo sanguigno o linfatico, raggiungono sedi diverse. Sono uno dei motivi più rilevanti di fallimento delle terapie antitumorali, nonché la principale causa di morte.
Il medico di riferimento è l’oncologo, che prende in carico il paziente affetto da un carcinoma valutando il regime terapeutico più appropriato.
Per certi tumori maligni è possibile intervenire chirurgicamente, soprattutto nelle fasi precoci della malattia. L’asportazione della massa tumorale è spesso lo step da cui partire per la cura. Alla chirurgia può essere affiancata la radioterapia per uccidere eventuali cellule maligne residue attraverso radiazioni ad elevata energia.
I programmi di chemioterapia si basano prevalentemente sull’impiego di farmaci citotossici, ossia capaci di danneggiare o uccidere le cellule inibendone la divisione. Non agendo in modo esclusivo sulle cellule tumorali, i chemioterapici presentano una notevole tossicità per l’organismo e a risentirne sono per lo più le cellule dei tessuti che normalmente si dividono con rapidità.
Tra gli effetti tossici dei farmaci chemioterapici si ricordano la mielodepressione, con ridotta produzione di globuli bianchi e maggiore suscettibilità alle infezioni, un ritardo nella guarigione delle ferite, la perdita dei capelli, danni a livello delle cellule che rivestono l’apparato digerente, depressione dello sviluppo nell’infanzia, sterilità e teratogenicità, vale a dire sviluppo anormale del feto, danni renali, nausea e vomito intensi.
Nella terapia antitumorale in alcuni casi vengono utilizzati gli ormoni, come estrogeni, progestinici e androgeni, oppure molecole che ne sopprimono il rilascio o ne antagonizzano l’azione. Tra i farmaci sviluppati più di recente rientrano i cosiddetti modificatori della risposta biologica, che aiutano il sistema immunitario a riconoscere le cellule cancerose. Un esempio di questi medicinali è rappresentato dagli anticorpi monoclonali, che reagiscono con bersagli proteici specifici espressi dalle cellule tumorali.