Il morbo di Crohn e la colite ulcerosa sono patologie infiammatorie croniche dell’intestino. Sono più comuni nei paesi industrializzati e si manifestano solitamente prima dei vent’anni. Si tratta delle più frequenti cause di dolore addominale ricorrente nella fascia di età compresa tra i 15 e i 25 anni, con una prevalenza leggermente superiore nel sesso femminile.
Le malattie in questione sono di natura idiopatica, cioè le cause non sono ancora state chiarite. Si ritiene che nella loro patogenesi concorrano diversi fattori, tra cui agenti infettivi e un’alterata risposta immunitaria. Quest’ultima ipotesi è suffragata dalla presenza nella sede del processo infiammatorio di linfociti, plasmacellule e mastociti, tutte cellule facenti parte del sistema immunitario. Inoltre, le due malattie si associano di frequente ad altre condizioni di immunocompromissione, per esempio a disordini di origine autoimmune come l’artrite reumatoide. Farmaci immunosoppressori o immunomodulatori consentono un miglioramento del quadro sintomatologico.
Tra i fattori di rischio ambientale, il fumo gioca un ruolo di primo piano, con l’esordio della malattia che può coincidere con l’inizio del tabagismo. Smettere di fumare purtroppo non porta alla remissione dei sintomi. Anche una dieta squilibrata, l’assunzione di alcol, il sovrappeso sono fattori predisponenti.
Il morbo di Crohn può interessare qualsiasi parte dell’apparato digerente, dalla bocca all’ano, ma solitamente sono coinvolti l’ileo terminale, cioè l’ultimo tratto dell’intestino tenue, e il colon destro o ascendente. I sintomi comprendono, oltre all’intenso dolore crampiforme all’addome, diarrea, calo ponderale e febbricola ricorrente.
La flogosi o infiammazione cronica può provocare fistole, vale a dire canali anomali di comunicazione che si creano tra due strutture anatomiche normalmente separate, per esempio entero-enteriche, retto-vescicali, retto-vaginali. Altre complicanze sono occlusioni e perforazioni intestinali e ascessi peritoneali. Sia il morbo di Crohn che la colite ulcerosa predispongono allo sviluppo di tumori intestinali.
La colite ulcerosa, a differenza del morbo di Crohn, colpisce in maniera esclusiva il colon e in particolare il tratto discendente. Se l’infiammazione è localizzata a livello rettale si parla di proctite. La principale complicanza della colite ulcerosa, come indica il nome stesso, è la formazione di ulcere. Il sangue nelle feci è uno dei tratti distintivi della malattia e le emorragie del retto possono portare a modificazioni dell’alvo, con alternanza di diarrea e costipazione.
Mentre nella colite ulcerosa l’infiammazione è limitata alla mucosa, nel morbo di Crohn si produce un’estesa lesione che attraversa lo spessore della parete intestinale, con edema, ridotta sintesi di muco, erosioni e ulcerazioni della mucosa. Sebbene non esista un trattamento curativo, si può intervenire con farmaci sintomatici che riducano lo stato infiammatorio, come la mesalazina o corticosteroidi. Nei casi più gravi può rendersi necessaria la resezione chirurgica dei tratti maggiormente colpiti e il drenaggio degli ascessi.